Chi è stato Roberto Assagioli? 

Breve biografia del fondatore della Psicosintesi (*)

A questa domanda alcuni potrebbero rispondere affermando che Roberto Assagioli è stato “uno dei primissimi psicoanalisti italiani”; altri direbbero che è stato “un appassionato studioso e praticante di meditazione”. Assagioli è stato un ricercatore e uno scienziato, ma anche un mistico; uno psichiatra e uno psicoterapeuta, ma anche un astrologo; un pioniere della psicologia umanistica e transpersonale, un precursore della medicina psicosomatica, un esoterista, un pragmatista, un amante dell’avventura, un educatore, un orientalista, una guida spirituale…

Insomma, chi è stato veramente Roberto Assagioli? Proviamo a rispondere con un’operazione fondamentale in Psicosintesi. Distinguiamo cioé i diversi ruoli, i diversi interessi, i diversi volti parziali di quest’uomo, dalla sua essenza più intima e autentica. Allora possiamo rispondere che, in ultima analisi, Roberto Assagioli è stato semplicemente sé stesso, un essere unico e originale, proprio come ciascuno di noi.

L’immagine dell’albero

Quando scrivevo il mio secondo libro [1] e pensavo a come raccontare la storia della vita del fondatore della Psicosintesi, mi sono lasciata guidare dall’immagine simbolica dello sviluppo di un albero e l’ho quindi suddivisa in quattro parti distinte che ho chiamato: seminare, germogliare, potare e fiorire.

Seminare (1888-1918)

Roberto Marco Grego nasce a Venezia nel 1888, da genitori ebrei. All’età di due anni perde improvvisamente il padre e dopo qualche tempo la madre si risposa con il medico Emanuele Assagioli. Nel 1904, la famiglia si trasferisce a Firenze per permettere al giovane Roberto iscriversi all’Università e frequantare la Facoltà di Medicina.

Gli anni universitari sono caratterizzati da interessi culturali già molto vasti e diversificati. Tre in particolare i filoni che Assagioli approfondirà poi per tutto il resto della sua vita:

  • la psicologia americana, in particolare il pragmatismo di William James e di altri autori;
  • la psicoanalisi e la psicoterapia più in generale;
  • le tradizioni spirituali di molte culture, specialmente di quelle orientali.

A Firenze, Assagioli comincia a frequentare il movimento dell’avanguardia letteraria fiorentina collaborando con Papini, Prezzolini e altri nella redazione delle loro riviste: il Leonardo e La Voce. Scrive di quell’esperienza: L’avanguardia letteraria ebbe il grosso merito di introdurre nella cultura italiana, all’epoca piuttosto provinciale, il pensiero di alcuni dei più importanti filosofi e psicologi del tempo [2]: Nietzsche, Freud, Emerson, il già citato William James, Schiller, Bergson e altri. Questo movimento criticava apertamente l’approccio positivista e materialista della scienza del tempo e affermava “questo tipo di scienza, meccanica, razionalista serve senz’altro a molti scopi utilissimi ma ha davvero poco da dirci sui problemi ultimi ed esistenziali dell’essere umano”.

Contemporaneamente Assagioli viaggia in tutta Europa per studiare con i maggiori psichiatri del tempo: incontra Claparède e Flournoy a Ginevra; Kraepelin e Jones a Monaco; Bleuler e Jung al Burghölzli di Zurigo. Viene così a conoscenza delle teorie elaborate da Sigmund Freud e, sebbene giovanissimo, ne intuisce pienamente la portata rivoluzionaria. Davvero un grande merito se pensiamo quanto la psicoanalisi fosse allora osteggiata in Italia. Assagioli sarà di fatto il primo a tradurre alcuni articoli di Freud, pubblicati proprio sulle riviste dell’avanguardia; il primo rappresentante italiano ammesso alla Società Psicoanalitica Internazionale; e anche il primo studente a laurearsi con una tesi sull’argomento, scritta proprio sotto la supervisione di Carl Gustav Jung con il quale manterrà rapporti di cordiale amicizia per tutta la vita.

Tuttavia, fin da subito – anticipando così di parecchi decenni molti dei temi evidenziati in seguito dalla psicologia umanistica e transpersonale – Assagioli individua i limiti e i punti deboli della psicoanalisi. Egli ritiene che nell’edificio psichico non ci sono solo i sottosuoli malsani da risanare (quelli così ben sottolineati da Freud), ma anche i vari piani, e infine le soffitte luminose con grandi terrazze, dove si possono ricevere i raggi vivificanti del sole e la sera contemplare le stelle…”.

E infatti, proprio a questo stesso periodo risale la nascita del suo grande interesse per le tradizioni spirituali, filosofiche ed esoteriche di molte culture. Prende lezioni di sanscrito per leggere i classici della spiritualità orientale che gli dimostrano senza ombra di dubbio: “quanto la psicologia introspettiva dell’Oriente, soprattutto per quanto riguarda gli stati superiori di coscienza, abbia raggiunto un tal punto di complessità e profondità da superare di gran lunga la psicologia contemporanea [3].

Come emerge dalla recente pubblicazione di un’intervista concessa pochi mesi prima di morire al giornalista staunitense Eugene Smith [4], Assagioli era un giovane molto curioso, vivace, dotato di un grande senso dell’umorismo e attratto dai viaggi e dall’avventura. Ad esempio, durante un viaggio in Russia in compagnia di Madame Bogrova – una sua cara amica conosciuta all’università di Firenze che in patria era già stata a capo di un’organizzazione studentesca femminile rivoluzionaria – si ritrovò indirettamente coinvolto nell’assassinio del primo ministro Petr Stolypin, ucciso proprio dal cugino di questa sua amica, un rivoluzionario che faceva anche parte della polizia segreta dello Zar. Il modo in cui racconta tutta questa rocambolesca vicenda è veramente spassoso. Ve ne consiglio vivamente la lettura.

Germogliare (1918 – 1937)

Nella seconda parte della sua vita, che ho intitolato “germogliare”, i numerosi stimoli accumulati precedentemente cominciano a prendere forma. Nel 1922 Roberto si sposa con Nella Ciapetti, dalla quale un anno dopo avrà un figlio, Ilario. Nello stesso periodo si traferisce a Roma dove inizia ad esercitare l’attività di psichiatra e psicoterapeuta e fonda l’Istituto di Cultura e Terapia Psichica.


Il 1927 è una data particolarmente importante perché segna la nascita ufficiale della Psicosintesi. Assagioli pubblica in inglese l’opuscolo “Psychosynthesis – A new method of healing” nel quale delinea alcuni punti fondamentali del modello psicosintetico: l’importanza dell’interazione corpo-psiche; la necessità di integrare vari metodi psicoterapeutici (la suggestione, la persuasione, la psicoanalisi con altre tecniche attive, anche mutuate dalle discipline orientali). L’obiettivo non è più esclusivamente l’eliminazione dei sintomi e dei disagi psicologici, ma la formazione o la ricostruzione dell’intera personalità umana. Per Assagioli era certamente molto importante chiedersi e studiare: “Come e perché ci ammaliamo e sviluppiamo i sintomi?” Ma era altrettanto importante, forse anche di più, chiedersi e studiare: “Come e perché siamo in salute e stiamo bene? Come e perché cresciamo, maturiamo e ci realizziamo smpre più pienamente?” L’idea di fondo è che ognuno di noi può fare del materiale vivente della propria personalità un oggetto di bellezza attraverso cui possa manifestarsi il Sé”.

Per questo la Psicosintesi non trova la sua applicazione unicamente nella cura dei disturbi psichici e psicosomatici, ma è anche un metodo per l’educazione (dei bambini e degli adulti), per l’autoformazione (per la crescita personale e spirituale), per l’armonizzazione dei rapporti interpersonali (di coppia, tra genitori e figli, insegnanti e allievi, tra dirigenti e dipendenti) e sociali (di gruppi sempre più vasti di esseri umani). L’importanza di questi diversi campi d’applicazione sta nel confermare la pragmaticità e la versatilità del modello psicosintetico. Per questo stesso motivo ci sono figure professionali, anche molto diverse tra loro, formate in Psicosintesi: medici, psichiatri, psicoterapeuti e psicologi, manager, operatori sociali, counsellor, insegnanti, coach, infermieri ecc.

Potare (1938 – 1951)

Ho poi scelto di chiamare “potare” la terza parte poiché questo è sicuramente il periodo più difficile e travagliato della vita di Roberto Assagioli. Egli era di origini ebraiche e durante il fascismo conosce le persecuzioni razziali. Nel 1938 è costretto a chiudere l’Istituto. Nel 1940 viene addirittura denunciato, arrestato e incarcerato con l’accusa di essere un “pacifista ed un internazionalista”. Rilasciato dal carcere romano di Regina Coeli, è poi costretto a nascondersi sugli Appennini con il figlio per sfuggire ai nazisti dai quali era attivamente ricercato.

Recentemente l’Istituto di Psicosintesi ha pubblicato il libro Libertà in prigione [5] che raccoglie quanto ha scritto su queste sue terribili esperienze. Si tratta di una delle pochissime testimonianze autobiografiche che ci sono pervenute. Eccone un estratto illuminante:

“Capii che ero libero di assumere uno fra molti atteggiamenti nei confronti di questa situazione, che potevo darle il valore che volevo io, e che stava a me decidere in che modo utilizzarla. Potevo ribellarmi internamente e imprecare; oppure potevo rassegnarmi passivamente e vegetare; potevo lasciarmi andare ad un atteggiamento malsano di autocompatimento e assumere un ruolo di martire; potevo affrontare la situazione con un atteggiamento sportivo e con senso dell’umorismo, considerandola un’esperienza interessante (quella che i tedeschi chiamano ‘Erlebnis’). Potevo trasformare questo periodo in una fase di riposo, in un’occasione per riflettere tanto sulla mia situazione personale – considerando la vita vissuta fino ad allora – quanto su problemi scientifici e filosofici; oppure potevo approfittare della situazione per fare un allenamento psicologico di qualche genere; infine, potevo farne un ritiro spirituale. Ebbi la percezione chiara che l’atteggiamento che avrei preso era interamente una decisione mia: che toccava a me scegliere uno o molti fra questi atteggiamenti e attività; che questa scelta avrebbe avuto determinati effetti, che potevo prevedere e dei quali ero pienamente responsabile. Non avevo dubbi su questa libertà essenziale e su questa facoltà e sui privilegi e le responsabilità che ne derivavano.”

Al termine della guerra Assagioli si trasferisce con la famiglia da Roma nuovamente a Firenze dove riprende le sue attività. Purtroppo Ilario, il suo unico figlio, muore di tubercolosi polmonare nel 1951 a soli 27 anni.

Fiorire (1952 – 1974)

Nonostante tutte queste durissime prove, Assagioli continua a diffondere e a sviluppare la Psicosintesi. L’ultimo periodo della sua vita vede infatti la nascita numerosi istituti, centri e associazioni sparsi in tutto il mondo e l’arrivo dei primi riconoscimenti ufficiali.

Nel 1961 e poi ancora nel 1964 partecipa al Congresso Internazionale di Psicoterapia con due importanti relazioni che delineano il rapporto tra la Psicosintesi e gli altri orientamenti terapeutici [6]. Nel 1965 è tra i fondatori della Società Italiana di Medicina Psicosomatica e nel 1967 è invitato a presentare una main lecture nella seduta plenaria della prima Settimana Psicosomatica Internazionale della storia. È chiamato a far parte del comitato di redazione del Journal of Humanistic Psychology e del Journal of Transpersonal Psychology, le due forze della psicologia alla cui nascita aveva tanto contribuito.

Questo è poi il tempo delle pubblicazioni: tre quelle più importanti che segnano il compimento simbolico di quei filoni di ricerca che aveva coltivato fin dalla sua giovinezza.

  • La prima è del 1965, quando pubblica in inglese Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica [7]. In questa pubblicazione troveranno la loro organizzazione sistematica l’interesse per la psicoanalisi e, più in generale, per i diversi approcci alla psicoterapia.
  • Invece lo studio e la fascinazione per il pragmatismo americano, per il fondamentale tema della volontà e per le tecniche attive daranno vita a L’Atto di Volontà [8], pubblicato nel 1973 anche questo in inglese, e che alcuni considerano come uno dei primissimi manuale di coaching.
  • Negli ultimi tempi della sua vita, Assagioli stava lavorando ad un libro dedicato alla psicologia dell’alto e al Sé. In esso sarebbero confluite le riflessioni di una vita sulle differenti vie che guidano gli esseri umani lungo quella meravigliosa e difficile esperienza che è il processo di auto-trascendenza e realizzazione del suo Sé più intimo e profondo. Il testo uscirà postumo, in occasione del centenario della sua nascita (1988) con il titolo, Lo sviluppo transpersonale [9].

Infine, questo sarà anche il periodo in cui Assagioli inizierà a formare studenti provenienti da molte parti del mondo: coloro che continueranno il suo lavoro fino ai giorni nostri.

Proprio uno di loro, racconta in un’intervista [10] un episodio con cui mi piace chiudere questa breve presentazione della figura e della vita di Roberto Assagioli. Assagioli aveva una barchetta sulla scrivania e quando la governante spolverava, spesso gliela spostava. Lui la rigirava sempre direzione della finestra, verso lo spazio aperto, e una volta che lo studente gli chiese perché. Lui rispose: “Perché per me rappresenta l’avventura, posso ricominciare in qualsiasi momento, cambiare e mettere tutto in discussione”. Nel corso degli anni ripeteva che non aveva ancora imparato a vivere, che non si smette mai di imparare a vivere.

NOTE _______________________

[1] P. Guggisberg Nocelli, Conosci, Possiedi, Trasforma te stesso, Xenia, Pavia, 2016

[2] R. Assagioli, cit. in P. Giovetti, Roberto Assagioli, Ed. Mediterranee, Roma, 1995

[3] R. Assagioli, cit. in P. Giovetti, op. cit.

[4] G. Dattilo, P. Ferrucci, V. Reid Ferrucci (a cura di), Roberto Assagioli racconta sé stesso – frammenti di un’autobiografia, Ed. Istituto di Psicosintesi, Firenze, 2019

[5] R. Assagioli, a cura di C. A. Lombard, Libertà in prigione, Ed. Istituto di Psicosintesi, Firenze, 2018

[6] R. Assagioli, Psicosintesi e psicoterapia esistenziale, Comunicazione al V Congresso Internazinale di psicoterapia, Vienna, 1961 e R. Assagioli, La Sintesi nella psicoterapia, Comunicazione al VI Congresso Internazinale di psicoterapia, Londra 1964

[7] R. Assagioli, Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica, Astrolabio Ubaldini, Roma, 1973

[8] R. Assagioli, L’Atto di Volontà, Astrolabio Ubaldini, Roma, 1977

[9] R. Assagioli, Lo sviluppo transpersonale, Astrolabio Ubaldini, Roma, 1988

[10] P. Giovetti, op. cit.

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