Indagine degli aspetti coscienti – 2

Polarità, ambivalenze e conflitti

Se prendiamo la personalità nel suo insieme troviamo varie polarità che la psicologia moderna ha ampiamente studiato, approfondendo così la conoscenza dell’animo umano e ponendo le basi per importanti applicazioni psicagogiche, educative e psicoterapeutiche. Le principali sono: corpo / psiche; conscio / inconscio; inconscio superiore / inconscio inferiore; passività-sensibilità-recettività / attività-dinamismo-volontà; estroversione / intraversione; aspirazione / ispirazione; sentimento-“cuore”(eros) / mente-ragione (logos).

Il concetto di polarizzazione viene definito da Assagioli (Finotti, 2000) come una delle chiavi più utili per la comprensione di noi stessi, degli altri, dei reciproci rapporti, dei popoli, delle epoche, dei cicli, ed anche come il più importante segreto della vita, di continua applicazione. Il principio di polarità, e la conseguente, inevitabile e fisiologica ambivalenza degli individui nelle varie situazioni della loro vita, può dar luogo a conflitti di varia natura. È quindi necessario poter individuare i vari tipi di conflitto e la loro peculiarità (biopsichica, psicologica, morale, transpersonale, etc.) in quanto le soluzioni da considerare devono essere diverse (Alberti, 2016).

Assagioli opera una prima distinzione fondamentale tra conflitti esterni (o inter-individuali) e conflitti interni (o intra-individuali) ed una seconda distinzione in relazione al loro livello: conflitti psicologici, morali e spirituali. Dal canto suo, Alberti sostiene che facendo riferimento all’ovoide assagioliano, possiamo distinguere vari tipi di conflitti tenendo conto della loro direzione, della loro dimensione spazio-temporale e dei rapporti tra coscienza e inconscio:

Conflitti involutivi legati alla rimozione di contenuti nell’inconscio inferiore (individuale e collettivo); hanno in generale una direzione regressiva
Conflitti evolutivi legati alla rimozione di contenuti nell’inconscio superiore (individuale e collettivo) al cui affioramento il soggetto tende ad opporsi; sono in generale “fisiologici”, per cui il loro affioramento va incoraggiato ed il soggetto deve essere aiutato maturare attraverso il conflitto stesso
Conflitti attuali legati alla presenza nell’inconscio medio di contenuti (individuali, inter-individuali e collettivi) che tendono con facilità ad accedere alla coscienza, determinando un conflitto nel tempo presente (nel “qui ed ora”) tra la molteplicità dei contenuti e la capacità di unità e di sintesi dell’io
Conflitti misti legati alla presenza contemporanea di più conflitti (involutivi e evolutivi); questa è in pratica la situazione più frequente

Un’altra modalità di distinzione dei vari conflitti, a seconda del loro tipo e livello evolutivo, può essere quella di suddividerli in conflitti subpersonali, personali, interpersonali, transpersonali e para-personali:

Conflitti subpersonali sono legati a contrasti e mancanza di armonia e sintesi con le figure genitoriali, e possono essere risolti mediante l’instaurazione di un’armonica e valida relazione di fiducia con un Tu genitoriale (reale o sostitutivo), al fine dell’acquisizione da parte del soggetto di una valida “identità dipendente”
Conflitti personali sono legati a contrasti e mancanza di armonia e sintesi intrapsichica, e possono essere risolti mediante un lavoro personale, rivolto a realizzare il proprio io o “identità personale”
Conflitti interpersonali sono legati a contrasti e mancanza di armonia e sintesi con gli altri e la società, e possono essere risolti a quel livello mediante la realizzazione del Noi o “identità interpersonali e sociale”
Conflitti transpersonali questi ultimi sono legati all’attrito tra la personalità ordinaria e l’affiorare di contenuti della dimensione del supercosciente, e possono essere risolti solo al loro livello, mediante la fondamentale esperienza del Sé (o “identità transpersonale”)
Conflitti parapersonali merita un accenno anche questo tipo di conflittualità, legata all’attrito tra l’io e i contenuti e facoltà parapsicologici; essa può essere risolta mediante il rinforzo dell’io cosciente e la sua capacità di disidentificazione, con l’acquisizione della padronanza di tali facoltà e la loro eventuale utilizzazione (cosciente e volontaria), oppure, a seconda dei casi, la loro rimozione

Tutti questi conflitti sono da considerarsi “esistenziali”, sono cioè esperienze che ciascun essere umano può incontrare (e di fatto spesso incontra) nell’arco della sua vita, per cui non devono essere patologizzati. Lo stesso Assagioli[1] sostiene che possiamo vivere bene con dei conflitti, purché siano consapevoli, accettati, sofferti. È naturale avere dei conflitti. Certo questo a volte può creare disagio e sofferenza, ma non produce necessariamente dei sintomi. I sintomi vengono invece generati quando il conflitto è represso o rimosso nell’inconscio; quando è troppo acuto, anche se cosciente; o, ancora, quando prendiamo un atteggiamento troppo separativo non volendolo ammettere o deprimendocene troppo, magari avvertendo un senso di inferiorità, come se gli altri non ne avessero altrettanti o peggiori.

[1] R. Assagioli cit. in B. Caldironi, L’uomo a tre dimensioni, op. cit., (p.58)

Per approfondire:

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