Esperienze della Psicosintesi – 3

L’io o sé personale: un funambolo in equilibrio

La Psicosintesi riconosce, al di là della molteplicità psichica, l’esistenza di un “Io”, la nostra vera essenza, che si manifesta nell’insopprimibile sensazione di essere sempre noi stessi malgrado gli innumerevoli cambiamenti e le inevitabili trasformazioni cui andiamo incontro nell’arco di tutta la nostra vita. Considera l’esperienza di tale centro, che non è identificato con nessuno degli altri elementi psichici, un’esperienza basilare nel senso più profondo del termine, cioè connessa alle basi della nostra esistenza, al suo fondamento.

Assagioli – dopo aver descritto gli innumerevoli influssi esterni che ci condizionano e la molteplicità interna che ne deriva – rileva come, accanto a tali elementi, vi sia

“una parte individuale profonda che sentiamo diversa da tutte le altre e più intima a noi (…)” (Assagioli, 1971).

L’io viene anche definito come “un centro di pura autoconsapevolezza e volontà, un centro di energia dinamica e creativa”. Quando siamo “scentrati”, quando dimentichiamo noi stessi, viviamo ai margini del nostro essere, preda di molti fantasmi. Allora impulsi distruttivi, emozioni difficili da gestire, pensieri e fantasie angosciose e immagini di noi che ci fanno soffrire si impadroniscono del nostro io che, identificandosi con essi, diviene quegli impulsi, quelle emozioni, quei pensieri o quelle fantasie.

Il “centro”, invece, “è quella parte di noi che è sempre sana, che corrisponde alla nostra vera identità e che rimane sempre uguale a sé stessa. Nel centro siamo padroni di noi stessi, siamo a casa anziché essere schiavi esiliati in una terra lontana; siamo vigili, invece di essere in preda a sogni angosciosi; siamo noi stessi invece di essere altro da noi. Il centro è il nostro io” (Ferrucci, 1994). Fare l’esperienza del proprio io dà un forte senso di padronanza, apre alla propria intimità e semplicità interiore. Appena l’io è liberato dalle false identificazioni, agisce come centro unificatore per tutte le parti e gli elementi della personalità che possono ora disporsi secondo una nuova organizzazione, più armonica ed inclusiva.

Pertanto, secondo l’approccio psicosintetico questo centro, può e deve essere ritrovato poiché solo esso è fonte di vera armonia ed equilibrio, solo esso rende possibile la cooperazione delle varie “parti”, delle varie subpersonalità da rappresentare, non più in contrasto tra loro.

Tuttavia quest’immagine dell’io come di un “centro” – come d’altronde tutte le immagini che ci creiamo prima di aver vissuto un’esperienza reale – tende facilmente a generare confusione e porta la nostra mente a costruire un’idea di questo io come di un oggetto che possiamo possedere, oppure di un luogo che possiamo raggiungere. In realtà l’esperienza dell’io è l’esperienza della propria soggettività, del proprio esserci e del proprio essere in grado di autodeterminarsi liberamente e responsabilmente. E la nostra capacità di essere (auto)consapevoli e di agire la nostra volontà variano costantemente passando da livelli molto elevati ad altri molto bassi.

L’equilibrio dato dalla scoperta dell’io non è dunque un equilibrio statico, costante, dato una volta per tutte, bensì un equilibrio dinamico che va gestito e rinnovato attimo per attimo, che richiede continua vigilanza, attenzione e consapevolezza. Utilizzando una metafora, l’equilibrio di cui stiamo parlando è molto più simile a quello del funambolo che compie le sue acrobazie in bilico su una corda, che non a quello di un regnante saldamente seduto sul suo trono.

Queste constatazioni ci riportano al fondamentale riconoscimento che l’io altro non è se non la funzione variabile dei differenti livelli di manifestazione, attuazione e consapevolezza del Sé transpersonale (vedi Il Sé transpersonale – Esperienze della Psicosintesi 8).

Per approfondire:

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