La Resa: una qualità sintetica

Relazione presentata al Convegno “La speranza e altre qualità – Aspetti psicodinamici e tecnica terapeutica” per i 50 anni della Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica (S.I.P.T.) ( https://sipt.it )
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Quando ho letto l’email di Piero Ferrucci che mi invitava a partecipare al Convegno, mi è subito venuto in mente il tema della “resa”. E, altrettanto immediatamente, ho avuto una reazione di perplessità. Infatti, la resa ha una sfumatura un po’ diversa rispetto ad altre qualità che potremmo definire “indubitabilmente virtuose” quali, ad esempio, la creatività, la gioia o il coraggio.

Noi impariamo ad associarla a scenari di guerra dove ci sono nemici, vittime e carnefici. Infatti, il primo esempio a cui ho pensato è stato il famoso discorso di Winston Churchill, passato alla storia proprio per il suo: “Non ci arrenderemo mai!”. E pensate anche a quello che c’era in gioco allora.

Ma gli esempi abbondano in ogni cultura. Un proverbio arabo recita: “Non arrenderti: rischieresti di farlo un’ora prima del miracolooppure “Arrendersi è il più grande vantaggio che si può dare al nemico” dice Confucio. Alberoni addirittura ci ammonisce “La resa può essere dolce, ma le sue conseguenze terribili.” E per Nelson Mandela “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso. Potrei andare avanti a lungo.

Non ci stupisce quindi che pensare alla resa come ad una qualità possa suscitare qualche perplessità. Per il senso comune, coloro che si arrendono sono proprio le persone senza qualità: senza coraggio, senza perseveranza e tenacia, senza fiducia. Quindi i deboli, i perdenti. Chi é destinato a fallire.

E le definizioni che troviamo nel dizionario ce lo confermano. La resa è, infatti, “In guerra, la cessazione di ogni resistenza di fronte al nemico.” Forse la seconda definizione apre qualche spiraglio in più. La resa è anche “Restituzione di cosa avuta in consegna o dovuta ad altri.”

Nonostante queste premesse poco incoraggianti, ho deciso di confermare il tema quando, altrettanto velocemente della mia iniziale perplessità, mi si sono presentate le domande:

 Ma la resa di chi? A chi?
Oppure la restituzione di che cosa? A chi?
Quando?

Roberto Assagioli diceva che le qualità transpersonali sono tutte interconnesse come le perle di una collana. E nel seguire il filo della riflessione stimolata da queste domande, ho scoperto che, effettivamente, la resa ha molti volti, molte sfaccettature diverse. È collegata alla capacità di discriminare (nel suo significato originario di fare delle distinzioni). È accoglienza, ascolto e contenimento ma, paradossalmente, anche ribellione, liberazione, coraggio e autenticità. È sacrificio, limite, impotenza ed anche fiducia, trasformazione, addirittura unione e pace. (…)

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